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Lilianius

Il pusillanime dai falsi valori

Non si finisce mai di conoscere una persona. Anzi proprio quando questa va via la si conosce di più, sotto una luce nuova, sotto fatti diversi che prima erano sepolti; onestamente non so chi tu sia, non lo so più o ancora non l’ho mai saputo. Non bisogna mai fidarsi di chi cambia personalità in base alla persona che ha accanto, non bisogna mai fidarsi di chi si lascia completamente influenzare; non bisogna mai fidarsi di te che per anni hai giocato con i miei sensi di colpa, di te che hai finto di volermi accanto e invece…e invece che schifo.
I valori e principi che tanto decantavi non ti appartengono. Non ti vantare mai più di essere ciò che non sei, non ti vantare che sei questo: né carne né pesce. Sei un pusillanime, sei nel limbo e la cosa più paradossale è che ti ci sei messo da solo lì!

Mi limito a questo.

La codarda dell’una e diciotto

Insonnia.

Tutto sommato non mi pesa questa notte restare sveglia, di solito sono un piccolo koala, vi giuro che dormirei ovunque. Stasera no, non riesco e non mi va!

Ci sono cose della vita che non puoi controllare, così come le persone. Ognuno sceglie per sé e per il proprio bene, raramente sceglie per il bene altrui, è giusto che sia così, no? Io pure scelgo per me, poi però inizio a rifletterci così tanto che quando sono vicina alla scelta per me, faccio retromarcia e sceglo la cosa migliore per gli altri. Ma non lasciatevi ingannare, non sono altruista. No. Sono solo codarda. Ho paura di fare ciò che mi fa stare bene chè è più facile badare agli altri, affrontare le cose con distacco, eh! Smettetela di dire che sono buona, non sono una persona buona, non lo sono affatto. Sono una codarda, ecco quanto.

Buonanotte.

Andrà tutto bene, non oggi ma andrà bene.

Diventare adulti equivale a rassegnarsi?

Mi chiedevo se crescere vuol dire effettivamente rassegnarsi o accontentarsi.

Quando ero piccola e mi andava una caramella che non mi spettava: facevo la brava, gli occhi dolci, piangevo se necessario. I capricci, si cosi, però prima o poi ottenevo ciò che volevo. Con il passare del tempo, ecco, io mi chiedo o meglio, vi chiedo: crescere vuol dire smettere di combattere? Rassegnarci a ciò che la vita ci ha messo dinanzi gli occhi?

Quando ero piccola e mi andava di dire ad un’amichetta “ehi! Non ci si comporta così, tu non mi pensi più, allora non mi vuoi bene più?” Ottenevo una risposta o un abbraccio o un chiaro “no,non ti voglio  bene più”. Con il passare del tempo, mi chiedo o meglio vi chiedo: ma crescere vuol dire rinunciare alla sincerità? Rinunciare alle sane amicizie reciproche e disinteressate? Crescere è davvero accontentarci o rassegnarsi al “vabbè doveva andare così”?

Quando ero piccola vivevo meglio ed ora ahimè! Non lo sono più. Con il passare del tempo, mi chiedo anzi vi chiedo: diventare grandi vuol dire fingersi maturi, fingere che vada tutto bene quando in realtà non è così. Diventare grandi cosa vuol dire? Fingere che i sentimenti non siano poi così importanti come la convenienza? Diventare adulti cosa è? Intendo in senso lato, oltre l’indipendenza e le bollette e blabla di facciata, diventare adulti è rassegnazione?

E’ solo un albero

E’ solo un albero.
Erano anni che mia madre chiedeva un nuovo albero di Natale ma non l’ho mai accontentata: il mio alberello, alto un metro e cinquanta, mi è sempre piaciuto. D’altra parte, a differenza di mia madre, questo spirito natalizio che profuma di gioia e amore io non l’ho mai respirato. Mi ripetevo sempre “tanto è solo un albero”.

Quest’anno gli occhi di mia madre erano spenti. L’otto Dicembre non era salita con l’albero da addobbare, non mi aveva chiesto neanche di comprarne uno nuovo. Ho percepito che il suo spirito natalizio si stava spegnendo, quella lucina nei suoi occhi era affievolita, forse pensava al mio papà, un altro anno senza lui a tavola a festeggiare con di fronte l’alberello? Forse era solo stanca di combattere da sola? Mi son vestita di colpo, ho racimolato alcuni risparmi e mi son recata al primo negozio con in esposizione degli alberi. Ho comprato un albero altissimo, una serie di lucine nuove e delle palline rosse, non un rosso spento, non un rosso vivo: rosso, rosso Natale (così l’ho chiamato io).
Son tornata a casa più in fretta che potevo, con gli scatoloni più pesanti di me: “Ehiiii! Sorpresa”. Ho urlato entrando.

Avreste dovuto vedere il suo volto, anzi i suoi occhi, anzi tutta la mia mamma. Tremolante quasi piangeva dalla felicità.
“E’ solo un albero”
Appunto, è solo un albero. E’ solo un albero e vedi che effetto che fa?!
Nulla è scontato, nulla è banale come la superficialità che negli anni mi ha accecata. Pagherei oro per vederla così felice, anche solo un attimo di nuovo.
Pagherei oro per tornare indietro nel tempo e farlo prima.

Forse quest’anno la mia angoscia durante queste feste
verrà placata da questo albero.

Nessun titolo

Nessun arrivederci, nessuno ciao, solo il silenzio.
“Non scrivere che sei forte, perché sei debole.”
Nessun arrivederci, solo il silenzio di chi man mano cammina senza voltarsi ,ma  cammina col braccio sempre teso verso il retro con la speranza che qualcuno lo prenda e la fermi. Nessun arrivederci, solo il silenzio di chi cammina e si dissolve tra la brezza marina che scosta i capelli e asciuga le lacrime.
When I wake up, well I know I’m gonna be,
I’m gonna be the man who wakes up next you
When I go out, yeah I know I’m gonna be
I’m gonna be the man who goes along with you
If I get drunk, well I know I’m gonna be
I’m gonna be the man who gets drunk next to you
And if I haver up, yeah I know I’m gonna be
I’m gonna be the man who’s havering to you
But I would walk 500 miles
And I would walk 500 more
Just to be the man who walks a thousand miles
To fall down at your door
When I’m working, yes I know I’m gonna be
I’m gonna be the man who’s working hard for you
And when the money, comes in for the work I do
I’ll pass almost every penny on to you
When I come home (when I come home) well I know I’m gonna be
I’m gonna be the man who comes back home to you
And if I grow-old (when I grow-old) well I know I’m gonna be
I’m gonna be the man who’s growing old with you
But I would walk 500 miles
And I would walk 500 more
Just to be the man who walks a thousand miles
To fall down at your door
Da da da dun diddle un diddle un diddle uh da
When I’m lonely, well I know I’m gonna be
I’m gonna be the man who’s lonely without you
And when I’m dreaming, well I know I’m gonna dream
I’m gonna dream about the time when I’m with you
When I go out (when I go out) well I know I’m gonna be
I’m gonna be the man who goes along with you
And when I come home (when I come home) yes I know I’m gonna be
I’m gonna be the man who comes back home with you
I’m gonna be the man who’s coming home with you
But I would walk 500 miles
And I would walk 500 more
Just to be the man who walks a thousand miles
To fall down at your door
Da da da dun diddle un diddle un diddle uh da
And I would walk 500 miles
And I would walk 500 more
Just to be the man who walked a thousand miles
To fall down at your door.

Cadono le certezze
come cadono le foglie.
Tu,
mi hai fatta cadere ma io mi rialzerò
il tuo freddo gelido non mi farà morire,
come una primavera, io rinascerò.
Aspettando la primavera. Vaffanculo.

L’ironia sul destino

Esistono milioni di frasi fatte che per quanto scontate e banali, ti tolgono il sonno, come ad esempio: la vita è fatta di scelte; eh! certo, ogni giorno bisogna scegliere cosa mettere, come pettinarsi, se truccarsi e qualcuno sceglie addirittura se lavarsi o meno. Bisogna scegliere tutto, scegliamo sempre noi o meglio, quasi sempre noi perché quando si tratta di scelte importanti “è il destino che sceglie per noi” (altra frase fatta).
L’altra notte riflettevo: ma se è il destino che sceglie per noi, come mai io non resto seduta a poltrire mentre il destino si occupa di me? Che poi, a me basterebbe sapere chi è, costui al quale io dovrei affidarmi o almeno di quale ambito si occupa principalmente nella mia vita, in modo da poter stare tranquilla.
“Il destino unisce”, “il destino divide”, “il destino sceglie per noi”, “il destino ci rende ciò che siamo” ecco, mi chiedo, ma se ‘sto destino fa tutto, io nella mia vita che ruolo ho?
Ma non è che, quasi quasi, forse forse, questo fantomatico destino è solo il burattino dei codardi che non vogliono responsabilità?
No, eh! Io m’azzardo, però magari mi sbaglio.

Abbiate il coraggio di scegliere per voi stessi, codardi.
La non scelta, è pur sempre una scelta.

Discorsi ironici di tempo addietro,
di una cinica ragazzetta
quale non crede alla cazzata
delle bolle surreali 
che crea l’estate.

La fantasia

Mi è tornata la fantasia.
Ci pensi alle volte che è mancata, a quanto potessi sentirmi buia e cupa? E’ tornata, ed io ne sono sollevata, ora mi vien da ridere se ci penso, se penso a quanto sono caduta dentro i tuoi occhi, a quanti progetti abbiamo fatto che probabilmente non porteremo a termine, a quante sorprese ci hanno investito.
Ci pensi all’alternanza di sguardi maliziosi e ingenui con i quali parliamo senza dir parole? Magari è pura fantasia, la fantasia di baciarsi sotto la pioggia, stringersi, volersi come due adolescenti con gli ormoni in subbuglio, impazienti di vedersi, toccarsi, ridere o anche piangere.
Ci pensi o è pura fantasia? Ci pensi a come vada davvero tutto bene quando posi le tue labbra sulle mie, a quando mi sfiori i fianchi, sinuosi, sospirando?
La leggerezza che sentiamo, occhi dentro occhi, è fantasia?
Perché la fantasia che andrà tutto bene è tornata e non importa se è solo una fantasia se ora ci sei e ci sono anche io.

Tenersi

Tenetevi strette le persone che trovano il tempo per voi, quelle a cui non date peso, quelle che se chiamate ci sono senza se e senza ma perché non hanno bisogno di spiegazioni, quelle a cui non avete bisogno di dire A eppure ci porgono una spalla per piangere. Tenetevi strette le persone che vi sono accanto perché spesso, chi più chi meno, ci troviamo in fondo ad un baratro e sono poche le persone che vi tendono la mano, tante altre vi puntano il dito.

Il dito ve lo taglio.

Tenetevi strette le persone che vi fanno ridere, ragionare e perché no, non pensare. Tenetevi strette le persone che vi ascoltano nei silenzi, queste sono rare, perché è più facile far baldoria e creare frastuono più che guardarsi e capirsi.

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